BASILICA DI SANTA GIULIA
PROGETTO DI RESTAURO E VALORIZZAZIONE
Bonate Sotto, Bergamo
dimensione: 2600 mq
importo: 0.60 mln di euro
funzione: spazio pubblico
studio di fattibilità: 2016
cliente: Comune di Bonate Sotto
La Basilica di Santa Giulia, si trova in un luogo ricco di memoria e di segni che raccontano una storia millenaria. Posta ai margini dell’attuale abitato di Bonate Sotto, Santa Giulia è in diretta continuità con il complesso cimiteriale, immersa tra i campi coltivati ed il verde boschivo in prossimità della confluenza tra Brembo e Lesina.
Il complesso costituisce sicuramente un elemento di elevata rilevanza strategica, sia nelle possibili sinergie tra sistema del verde e monumento, sia nella sua lettura come testimonianza storica e materiale sulla quale rimangono ancora molti aspetti da studiare, chiarire e promuovere. L’emergenza rispetto al territorio e al contesto ne giustifica pienamente un utilizzo di carattere culturale, che pare il più adeguato destino di un edificio così radicato nella memoria collettiva e al tempo stesso unico per la storia che lo attraversa.
Nel corso degli anni la Basilica è stata oggetto di restauri che ne hanno garantito la conservazione. Oggi si prefigura la necessità di nuovi interventi volti da un lato alla pratica della conservazione, dall’altro alla valorizzazione di un bene culturale fra i più rilevanti dell’Italia Settentrionale. Per questo motivo si è intrapreso un percorso progettuale attraverso cui sono state valutate le problematiche e individuate le scelte da operare secondo un programma di lavori e di priorità.
La basilica di Santa Giulia è strettamente connessa allo sviluppo nel tempo dell’area ad essa circostante. Da un lato la sua costruzione e il suo declino trova ragioni nella storia dell’abitato di Lesina. Dall’altro il suo destino materiale in epoca moderna si lega allo sviluppo del complesso cimiteriale di Bonate Sotto.
Il complesso cimiteriale nasce e si articola proprio a partire dai resti della chiesa romanica. A seguito dell’Editto di Saint Cloud del 1804 e al seguente Decreto Ministeriale del 1806, le sepolture fino ad allora raccolte dentro e fuori le chiese dei centri abitati, vengono spostate al di fuori dei recinti urbani, in aree periferiche. L’amministrazione comunale di allora decise di riusare i ruderi di Santa Giulia come campo santo, dando a questi una nuova configurazione, più definita, costruendo un muro esattamente sul sedime dell’impianto basilicale. Il luogo così individuato formava una giardino destinato alle sepolture, mentre nella parte protetta dal tetto si andarono a costruire tombe addossate ai muri, come era consuetudine nelle chiese. Le prime sepolture ebbero luogo nel 1810, ma ben presto si rese necessario ampliare gli spazi. Dei conseguenti sviluppi appaiono rilevanti le porzioni poste alle estremità est e ovest dell’impianto basilicale. Il primo ampliamento, posto sul retro della chiesa, corrisponde ad una cinta muraria in mattoni formata per tre lati da una serrata archeggiatura cieca (se ne trova una sorta di prototipo nel giardino di Palazzo Farina nella contrada di Villa), mentre per quanto riguarda il lato d’ingresso si sviluppa una cancellata in ferro battuto con pilastrini tronco-piramidali conclusa agli estremi da due cappelle di famiglia. La seconda porzione, posta di fronte alla basilica, si compone di un emiciclo con obelischi monumentali e da un recinto rettangolare lungo il quale si trova un porticato e cappella centrale con pilastri tronco-piramidali.
Tra gli aspetti che ancora oggi rimangono avvolti dall’oblio del tempo, c’è sicuramente quello della forma originaria della chiesa e parallelamente della questione, ancora più importante, se il cantiere della Basilica sia stato completato e poi distrutto, oppure, vista l’entità dell’intervento, se ad un certo punto sia stato abbandonato. Considerazioni che intrecciano il destino della Basilica a quello altrettanto poco conosciuto dell’abitato di Lesina.
Di quest’ultimo diversi sono i resti di muri ancora visibili nei terreni a sud della basilica in prossimità dell’ansa del torrente. Per materiale, tipologia e tecnica costruttiva si tratta di elementi verosimilmente riconducibili all’antico abitato del “Castrum Lisina”, insediamento documentato in molte fonti storiche, andato distrutto. Santa Giulia è in realtà l’unico edificio ancora esistente e riconducibile a questa realtà.
Secondo le ricostruzioni storiche l’edificio originario misurava metri 20 x 36. La matrice tipologica del semplice vano rettangolare con abside semicircolare costituisce il sistema base sul quale si struttura l’impianto. Riguardo ai caratteri architettonici e costruttivi, sono molteplici le similitudini con la chiesa di San Giuliano (situata nel vicino nucleo di Villa), dalla tessitura dei paramenti murari al disegno della cornice di coronamento absidale, dal tipo di porta (con architrave a lunetta piena e soglia rialzata rispetto al piano di calpestio) all’impiego di conci squadrati a spigolo vivo nei contrafforti e nei corsi d’orizzontamento della muratura in ciottoli. Le differenze si incontrano piuttosto nella finitura delle parti maggiormente rappresentative, nel disegno delle finestre e nell’attacco a terra dell’edificio. Di fatto, mentre in S. Giulia le absidi, gli ingressi laterali e la facciata (quest’ultima per i tratti rimasti) presentano un paramento lapideo sull’intera estensione delle superfici realizzato in blocchi perfettamente squadrati, in S. Giuliano le medesime parti non si differenziano dal resto delle murature realizzate in ciottoli a spina di pesce.
L’analisi dello stato attuale ha messo in evidenza un insieme di criticità che stanno condizionando la conservazione, l’utilizzo e la valorizzazione della Basilica di Santa Giulia. Tra queste si evidenziano in particolare il degrado della copertura, la precarietà dei paramenti lapidei, la necessità di dare al complesso monumentale un uso appropriato e coerente con la sua natura e la sua storia, nei limiti imposti dagli aspetti dimensionali e materiali.
Queste principali problematiche condividono il medesimo carattere di necessità e la loro risoluzione fa parte di un unico problema, nel senso che l’attività del riuso affianca, s’intreccia e completa l’attività della conservazione, garantendone la continuità di cure, attenzione e rispetto del monumento.
Il progetto, di seguito esposto, muove da questa duplice natura dell’attività di recupero e riuso, da un lato individuando soluzioni ai problemi del degrado, dall’altro proponendo una rilettura architettonica, distributiva e funzionale dell’edificio.
In particolare si è voluto lavorare ad una soluzione in grado di risolvere, attraverso più elementi architettonici coerenti con la natura dell’edificio, l’insieme di problemi di carattere conservativo, distributivo, strutturale e impiantistico.
Il valore monumentale dell’architettura, il carattere non finito della costruzione, la particolare vocazione ad accogliere al proprio interno momenti di contemplazione spirituale e raccoglimento, sono questi i principali aspetti che fanno della Basilica di Santa Giulia un luogo unico e irripetibile, e di cui il progetto tiene conto nella caratterizzazione degli spazi esterni ed interni alla fabbrica storica.
La riconfigurazione degli spazi esterni permetterà una più corretta definizione dei percorsi, sottolineando da un lato gli ingressi alla Basilica, e dall’altro garantendo il quotidiano utilizzo dell’intero complesso cimiteriale.
Il nuovo disegno si basa su gesti minimali e coerenti con l’assetto già in essere. In primo luogo viene confermato e rafforzato il rapporto con il verde. Le fasce verdi garantiscono il rispetto al monumento, e al tempo stesso sottolineano la straordinarietà della fabbrica storica rispetto al contesto cimiteriale. Oltre alla ridefinizione dei due parterres esterni, a filari di cipressi, il verde si estende verso l’interno con un nuovo tappeto verde intorno all’edificio che conferisce all’insieme solennità e decoro. All’interno del recinto murato sarà valorizzato il prato delle lapidi, migliorandone il rapporto con la parte coperta e la lettura dell’edificio rimasto incompiuto.
La rilettura dei percorsi parte dall’idea di differenziare i materiali in relazione al tipo di fruizione e al rapporto con il monumento: il nuovo anello esterno che circonda la basilica sarà realizzato con pavimentazione drenante in cemento e inerti a vista, mentre gli ingressi alla basilica e il percorso centrale che attraversa il prato delle lapidi saranno in lastre di pietra. La pavimentazione in mattonelle di cotto esistente nella parte coperta sarà mantenuta e riparata.
Tutte le volte che si visita la Basilica di Santa Giulia si ha l’impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di magico, denso di storia e dal valore artistico inestimabile. Percezione che si trasforma in stupore ogni volta che si varcano le soglie d’ingresso, specialmente il piccolo accesso dal fronte nord, quando si può finalmente ammirare la zona absidale dall’interno.
Gli ingressi, le aperture, così come i muretti di separazione tra presbiterio e giardino sono frutto di sistemazioni recenti che lasciano margine per una maggiore definizione di alcuni elementi come la pavimentazione di collegamento, i cancelli, le sedute.
Il progetto prevede un attento lavoro sulle soglie in modo da sottolinearne il grande valore simbolico di varco, attraverso il ridisegno e la ridefinizione dei rapporti in relazione ai fronti esterni e ai percorsi tra interno ed esterno.
Lastre e blocchi monolitici di granito grigio saranno impiegati per risolvere i dislivelli tra interno ed esterno oltre che per collegare tra loro i diversi materiali dei piani orizzontali (calcestruzzo lavato, prato verde, mattonelle di cotto). I blocchi monolitici saranno a volte gradini, sedute, cordoli, lastre pavimentali.
Per la chiusura degli ingressi e delle aperture il progetto propone la creazione di nuovi elementi costruiti con profilati pieni di bronzo spazzolato che traggono ispirazione dal tema dell’intreccio presente nelle raffinate decorazioni dei capitelli romanici.
L’atmosfera del luogo storico, l’ambiente naturale e la presenza dell’area cimiteriale impongono un uso della luce artificiale che non entri in conflitto con la valenza monumentale dell’edificio e con il sentimento che lo avvolge. Si tratta di lavorare ad un intervento sensibile e non prevaricante il cui disegno sappia valorizzare i tanti segni già presenti.
Sono tre le tipologie di luci individuate dal progetto illuminotecnico e riguardano altrettanti gradi di fruizione del monumento. Il concetto di base è di intendere la luce non come oggetto di design da integrare nella contesto quanto piuttosto di pensare alla luce come parte integrante del luogo.
Esternamente, oltre al mantenimento dei lampioni esistenti, verrà introdotta una nuova luce a led perimetrale, posta a livello del terreno, nascosta nel profilo lineare del grande tappeto verde pensato intorno alla basilica. Essa illuminerà le quattro facciate del complesso in modo uniforme, dal basso verso l’alto, conferendo all’edificio solennità, leggerezza e profondità.
Internamente alla basilica, nel prato delle lapidi, un sistema di luci puntuali a stelo, leggere e vibranti come lucciole, diventeranno elemento di progetto e presenza. La loro luce, in lieve movimento accompagnerà gli sguardi sul giardino contrapponendosi alla fissità delle pietre. Infine, nella parte coperta del presbiterio, sarà potenziato il sistema a faretti già presente, con delle ottiche dedicate alla valorizzazione dell’impaginato spaziale e architettonico.