NUOVO PADIGLIONE CIMITERIALE
CIMITERO PRINCIPALE DI DALMINE

Dalmine (Bg), Cimitero principale
dimensione: 75 mq
importo: 0.2 mln di euro
funzione: nuovo padiglione ossari e urne cinerarie
Progetto: 2015
Costruzione: 2016
cliente: Comune di Dalmine

Le necessità messe in evidenza dal Piano Cimiteriale riguardano in primo luogo richieste per ossari e urne cinerarie. In questo senso si è proceduto al progetto e alla realizzazione di un nuovo padiglione che accoglie 504 loculi.

Rispetto alla tipologia degli ossari esistenti, costituita da un porticato aperto sul grande spazio centrale, i nuovi ossari sono costruiti in forma di blocchi accostati lungo il lato ovest del recinto. Per dimensione essi richiamano la tipologia delle vicine cappelle di famiglia tuttavia, rispetto a queste ultime connotate da una pluralità di linguaggi e materiali, i nuovi blocchi si caratterizzano per un’immagine essenziale e minimale in cui natura e artificio si uniscono in uno spazio abitato dalla luce. I blocchi monomaterici fatti di cemento bianco e marmo di Zandobbio sono espressione di un linguaggio semplice  che cerca di rappresentare il senso profondo del monumento ovvero la memoria, il rapporto tra la vita e la morte, la riconoscibilità del luogo, suscitando uno stato d’animo sospeso in una dimensione sacrale inaccessibile. La varietà delle stagioni influisce sulla percezione esterna del tempo contrapponendosi alla fissità minerale delle pareti interne custodi del ricordo di persone care. L’accesso avviene tra i vuoti nei volumi, in continuità con il percorso interno che li attraversa e collega. Il nuovo insieme si contrappone alla grande dimensione dello spazio cimiteriale disponendo un luogo raccolto, protetto e misurato in cui il visitatore si ritrova a vivere una dimensione più intima.

L’accostamento regolare dei tre blocchi crea un sistema spaziale unitario e al tempo stesso seriale e replicabile all’infinito. La composizione trae origine dalla semplice estrusione della sezione trasversale, rappresentata da un grande portale in cui la parte bassa è definita dalle pareti con le cellette, mentre la parte alta si conclude superiormente con un arco spezzato aperto verso il cielo.
I blocchi non hanno altra bucatura oltre allo scavo della sezione trasversale. Verso il cimitero essi si mostrano nella loro pura stereometria geometrica di cubi bianchi con pareti solcate da tagli verticali che costituiscono l’unico elemento di decoro e preziosità. I blocchi sono ambienti freddi e aperti. Il sole e la pioggia scendono all’interno dello spazio senza tuttavia comprometterne la fruibilità grazie alla generosa guscia soprastante che protegge le pareti. In questo senso il contenitore e il contenuto si sovrappongono in un gioco di rimandi in cui alla gravità della materia si contrappone la leggerezza ed essenza dello spirito.
The municipality of Dalmine, a city of 25.000 inhabitans in the north of Italy, had the necessity to increase the main cemetery with a new pavilion to host 500 niches for ossaries and cinenary urns.

The new pavilion is different respect the traditional tipology, that is usually made up with a colonnade open on the big central space of the cemetery, in fact the new building is made with three repeat blocks on the west side of the cemetery.
The new blocks are comparable to the near family chapels for dimensions, but are very different for language and the materials. They are characterized by an essential and minimal image, where nature and artifice merge theirselfe in one space inhabited by the light.
These monomaterics blocks made with white concrete and marble of Zandobbio are an expression of a simple language that looks for rapresent the deep sense of the building that is the memory, the relationship between life and death, causing a mood suspended in an inaccessible sacral dimension. The variety of the season affects to the perception external of the time, in contrast the mineral fixity of the internal walls, guardians of the memory of the care people. The people entrances throught the empty spaces between the volumes, in continuity with the internal path that crosses and collegues the blocks. The new ensemble is in contrast with the big extension of the cemetery in order to create a collected, protected and measured place where the people can find a more intimate and quiet dimension.
The three blocks define an unitarian and serial system, which can be repeated infinitely. The simple extrusion of the cross section origines the composition. It is a big portal where the lower part is defined by the cells, while the higher one concludes with a broken arc open to the sky. The blocks show themselves to the cemetery in their pure geometric stereometry of white cubes with vertical cuts, the only element of decoration and preciousness. The blocks are ambients cold and open. The sun and the rain go down in the space without filters, however the walls are protected by the generous curve of the section.

In these sense the container and the content overlap theirselves in a game of references where the gravity of the matter contrasts with the lightness of the spirit.
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